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“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio!. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! (Gv 19,26-27)

Il culto di Gesù non è fine a se stesso, ma ha il compito di elevare i credenti al culto di Dio onnipotente, lo Jhavé degli ebrei, che si è rivelato e manifestato pienamente nel suo messia ed unico figlio Gesù Cristo. La sua opera consiste nel rivelarci pienamente Dio e nel rendere possibile l’alleanza tra Dio e gli uomini.
Il culto al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, fa vivere ai credenti una vera comunione trinitaria.
E’ ora importante riuscire a distinguere il culto di Gesù come Dio, dal culto di Dio onnipotente in sé. Il culto di Gesù come Dio fa sempre parte del culto di Gesù. Il possedere la natura divina è infatti uno dei titoli di Gesù. Il culto di Dio onnipotente, invece, è rivolto a Dio, Creatore e Signore dell’universo, principio e fine di tutte le cose. Rispetto a Dio onnipotente Gesù funge da gran Sacerdote del suo culto, come suo adoratore principale. Non basta che noi cristiani pratichiamo il culto di Gesù come Dio, ma dobbiamo per mezzo di Gesù Cristo rendere gloria al Dio onnipotente, al Padre, in cui per primo si manifesta la divinità da adorare ed amare con tutto il cuore. Noi cristiani, per una visione di fede limitata, corriamo il rischio di ridurre il culto di Dio onnipotente al culto della divinità di Gesù, per cui il Dio dei cristiani appare essere non più Dio onnipotente, lo Jhavé degli ebrei, ma Gesù da solo. Di fronte li questa deviazione bisogna affermare chiaramente che il culto proprio della divinità si ha solo quando i credenti si rivolgono, in forma liturgica o privata, a Dio Padre, visto in se stesso e nelle sue relazioni col Figlio, costituito da Dio gran Sacerdote degli uomini presso di lui e centro di redenzione e di vita per i credenti.
La glorificazione e l’adorazione di Dio e di Gesù, a somiglianza di quanto fanno gli adoratori del cielo (Angeli e Santi), è la parte sostanziale del culto rivolto loro da parte dei cristiani sulla terra. Questo culto si svolge con preghiere e gesti, in forme liturgiche e private, in modi diversi secondo le molteplici tradizioni di culto cristiano, presenti nelle chiese di oggi. È importante cogliere che lo svolgimento di questo culto da parte dei cristiani non è un “optional” o un esercizio da compiere per soddisfare i propri bisogni religiosi e lasciati all’arbitrio del sentimento soggettivo del credente. È un vero e proprio impegno. Per questo compito Dio e l’Agnello hanno redento gli uomini dal peccato e li hanno rivestiti di santità e giustizia. Il cristiano deve maturare la coscienza di essere stato redento dal peccato e aver ricevuto la grazia della santità in vista della sua vocazione ad essere adoratore del Padre e del Figlio. Questo impegno di adorazione deve svolgerlo a tempo pieno, in ogni circostanza quotidiana, 24 ore su 24. Non si tratterà di stare sempre a cantare canti di glorificazione e compiere prostrazioni di adorazione, ma, come dice san Paolo, di fare ogni cosa (anche le più banali e semplici) a gloria di Dio, nel nome di Gesù (cfr. Col 3,17; 1Cor 6,20; 1Cor 10,31) e, nei tempi propri del culto, di dedicarsi alla glorificazione e adorazione esplicita del Padre e del Figlio. In tal modo vivrà sempre più la “comunione trinitaria”.

Al culto principale di Dio onnipotente e di Gesù, chiaramente attestato dalle Scritture e vissuto in forme diverse da tutte le chiese cristiane, si è innestato nel corso della storia della Chiesa il culto di Maria e dei Santi.
E’ fondamentale chiarire che una cosa è “il culto dei Santi”, un’altra è il “culto di Dio e di Gesù nei Santi”. Il “culto dei Santi” è paragonabile al “culto di Gesù”; il “culto di Dio e di Gesù nei Santi” è simile al “culto di Dio per mezzo di Gesù”. Cogliere queste somiglianze è molto utile per avere idee più chiare in questa materia.
Focaliziamo l’attenzione in Gesù. Egli è oggetto di culto e il culto di Gesù sembra finalizzato a se stesso. Ma lo stesso Gesù entra a far parte del culto di Dio onnipotente come sommo Sacerdote di questo culto. In esso Gesù non è più fine a se stesso, ma è finalizzato al Padre, alla cui glorificazione è rivolta tutta la vita di Gesù sia quando era in terra sia ora che è nei cieli.
Focaliziamo ora l’attenzione in Maria e nei Santi. Anch’essi sono oggetto di culto da parte dei cristiani. È senz’altro inferiore al culto di Gesù e del tutto relativo a Lui, ma può essere assimilato per certi aspetti al culto che i cristiani danno al loro Salvatore. A questo livello Maria e i Santi sono centro di culto, che sembra non elevarsi al di là di loro. Ma Maria e i Santi con la glorificazione e adorazione del Padre e del Figlio, cui si dedicano incessantemente, si inseriscono pienamente nel culto di Dio onnipotente e di Gesù come i loro principali e più alti adoratori. Allora noi cristiani che siamo in terra, adoriamo il Padre e il Figlio “in comunione con Maria e i Santi”, prendendo esempio dalla loro vita e forza dalla potenza della loro adorazione, per crescere sempre più nella nostra vocazione di adoratori del Padre e del Figlio in spirito e verità. Il culto di Maria e dei Santi allora ci fa entrare nella “comunione trinitaria”, a cui per primi partecipano Maria e i Santi.

In realtà Maria e i Santi sono “adombrati” da Dio, rappresentando di fatto il frutto dell’opera di Gesù in loro stessi. Il loro compito è quello di entrare in contatto con gli uomini e viceversa. Ciò spiega perché questo culto è costituito in gran parte dalla memoria storica della vita dei Santi, delle loro opere straordinarie, delle loro virtù eroiche. Con la canonizzazione e la proclamazione della loro vita santa i Santi vengono innalzati davanti allo sguardo della Chiesa e proposti come esempi di fedeltà al Vangelo da imitare. Vengono invocati come intercessori e onorati con gesti di venerazione. L’invocazione dei Santi e i benefici di grazie, che si continuano a ricevere con la loro invocazione, rendono viva nel tempo la loro presenza e inducono maggiormente al loro culto. E’ qui che si manifesta la devozione nel loro confronto.
Il culto dei Santi, però, non deve essere fine a se stesso. Esso è finalizzato al culto di Dio e di Gesù nei Santi, che ha il compito di glorificare e rendere grazie a Dio e a Gesù per loro, essendo Dio l’origine della loro santità e delle loro opere. È il loro Padre.
Contemplando le meraviglie di Dio nei Santi, ci si eleva all’amore di Dio e alla sua glorificazione per quanto Egli ha fatto in loro. Questa realtà è indicata da Gesù stesso: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere e rendano gloria al vostro Padre, che è nei cieli (Mt 5,16).
Il culto diretto di Maria e dei Santi è intermedio, mentre quello di Dio e di Gesù tramite loro è finale, giunge subito al destinatario che è Dio.
E’ una realtà che a livello popolare il culto dei Santi è più diffuso del culto di Dio tramite di loro. A volte il culto dei Santi sembra godere di vita autonoma, che a fatica sfocia nel culto di Dio. In questo caso c’è il serio pericolo del formarsi di una religiosità parallela, fatta di molta enfasi verso cose che riguardano il santo e di totale assenza di gloria da dare a Dio mediante lui. In tal caso il culto dei Santi, da intermedio, diventa finale e non è più lecito.

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